Il sindacalismo di base in Italia ha ormai superato i 30 anni di esistenza – i Cobas della scuola risalgono agli anni ’80 – ed è quindi doveroso tentare un bilancio critico dell’esperienza.
L’immagine complessiva non è molto positiva. Incipienti fenomeni di burocratizzazione hanno caratterizzato questi organismi fin dalle origini, favorendo lotte di potere, personalismi, scissioni e ricomposizioni di cui ormai si è perso il conto. Fino all’attuale estrema frammentazione.
Un elemento non piccolo che favorisce la degenerazione burocratica è sicuramente la possibilità, specie nel Pubblico Impiego, di riscuotere le quote associative con trattenute direttamente sulla busta paga: queste trattenute generano cospicue risorse che possono essere gestite dal “centro”.
Di taluni sindacati di base con un migliaio – o poco più – di iscritti sorge persino il dubbio che continuino ad esistere esclusivamente allo scopo di garantire una comoda rendita di posizione al glorioso “Segretario Generale” di turno.
Altro punto dolente è proprio il mancato ricambio dei “dirigenti”, quasi sempre gli stessi, inamovibili, da 30 anni a questa parte. L’USI è certamente immune da certe derive burocratiche ma quanto alla tendenza al frazionismo ed alle scissioni non sta meglio degli altri…
Certo non è il caso di “buttare via il bambino con l’acqua sporca”. I sindacati di base raccolgono ed organizzano lotte significative. Ricordiamo, tra le più recenti, le mobilitazioni nei Trasporti e quelle nella Logistica, un comparto quest’ultimo caratterizzato dalla massiccia presenza di lavoratori immigrati che hanno saputo esprimere livelli di lotta e di solidarietà di classe di cui si era quasi perso il ricordo, una lotta funestata recentemente a Piacenza dall’omicidio dell’operaio e attivista sindacale Abd El Salam.
Ma la deriva burocratica sembra non avere fine. Davanti al vergognoso Testo Unico sulla Rappresentanza del 10 gennaio 2014 il fronte di opposizione si è rapidamente liquefatto e alcuni tra i più importanti sindacati di base – USB e Confederazione Cobas – non hanno tardato ad apporre la propria firma sotto l’infame documento.
Gli ultimi 12 mesi hanno visto una scissione in USB con la nascita dell’ennesimo sindacato – SGB prontamente federatosi alla CUB – una scissione in cui motivi di carattere “ideale”, un tardivo pentimento di fronte alla firma apposta al TU, si è fusa con più concreti problemi di controllo delle risorse. In contemporanea si è assistito ad una scissione all’interno del Sicobas, con inevitabile nascita di un nuovo organismo: il SOLcobas.
Notevoli fibrillazioni in CUB: prima il tentativo di imporre alla CUB Trasporti una dirigenza non gradita alla base, poi un congresso confederale dall’esito preconfezionato – i delegati erano stati assegnati a tavolino con poco rispetto della reale consistenza delle organizzazioni aderenti – e l’approvazione di una modifica statutaria dal sapore autoritario.
Ora l’ennesima ciliegina sulla torta. USB indice in solitaria uno sciopero “generale” per il 21 ottobre con una piattaforma fortemente condizionata dalla campagna referendaria per il No. CUB e USI/AIT indicono un altro sciopero “generale” per il 4 novembre… Sconforto generale nella base mentre i vari sindacatini si stanno riposizionando sulle due date… (1).
E’ sicuramente il caso di aprire il dibattito tra anarchici/che impegnati/e nel mondo del lavoro…
Mauro De Agostini
(1) vedi Libero Siciliano, Sindacalismo di base. Scioperi & Generali, Sicilia Libertaria, Ottobre 2016.